La bronchite acuta di Papa Francesco e il corpo malato della Chiesa cattolica

di Gianluigi Nuzzi

Non è solo la salute del Pontefice a preoccupare la Santa Sede. Dal crollo delle vocazioni al vento conservatore in Usa sono molti i mali da affrontare

GIANLUIGI NUZZI

01 Dicembre 2023 alle 07:00
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«Come sto? Sto bene… Sono ancora vivo, sai? Vedi, mica sono morto!». Tra ironia e sarcasmo papa Francesco affronta con chi lo va a trovare questa nuova fastidiosa infiammazione polmonare, la terapia di antibiotici, il nuovo ciclo che ancora dovrà prendere con i medici che consigliano il riposo assoluto. Bergoglio è sensibile all’apparato respiratorio, l’albero tracheobronchiale in sofferenza può provocare reazioni asmatiche e l’affanno nell’eloquio che allarma un po’ tutti ne è il sintomo più palese. La voce rauca, gli occhi affaticati, le occhiaia segnano il volto gonfio. Un senso d’inquietudine e smarrimento pervade e si attenua solo quando i medici infondono ottimismo nel sostenere la pazienza del pontefice. «I malanni del papa? Niente in confronto alla salute della Chiesa - commenta un sacerdote assai vicino al santo padre – la Chiesa sta assai peggio, segnata da mali cronicizzati e malattie di stagione».

Tra i primi c’è sicuramente il crollo delle vocazioni e del numero di fedeli, che hanno provocato una sorta di depressione nel ventre degli episcopati del vecchio continente. Seminari vuoti, parrocchie semideserte. La convegnistica per analizzare questa ferita che sanguina da oltre un decennio non è servita nel recuperare gli antidoti e trovare le medicine adatte. «Abbiamo perduto il cuore – prova a mormorare qualcuno – non c’è più affezione, capacità di ascolto e risposte». E questo provoca effetti a catena imprevedibili: c’è chi indulgente accetta vocazioni fragili, ponendo rischi all’orizzonte e mine reputazionali sul cammino, chi strizza l’occhio e cede alla politica per trovar forza, compromettendo la visione umanitaria, calamita di questo pontificato. Un esempio recente arriva dal Veneto dove qualche monsignore e alto prelato si è messo di traverso nell’accogliere profughi e disperati, sorprendendo non pochi nei sacri palazzi. Meglio avere certa politica a favore che accogliere gli ultimi?

A relativizzare il male antico della diminuzione dei fedeli, c’è chi invece sottolinea come si tratti di problemi sollevati da una visione eurocentrica perché dalle parrocchie in Africa e Asia arriva l’entusiasmo dei giovani e di chi mostra difficoltà non nel riempire le navate ma nel disporre di strutture che possano accogliere tutti. Un ottimismo che però si raffredda nell’affrontare l’altro male antico, ovvero il sostegno economico, perché i nuovi fedeli contribuiscono meno di quanto arrivava ai tempi d’oro dall’Europa e dal nord America. E proprio da quest’ultimo continente giunge la febbre della malattia stagionale, ovvero di quella volontà scismatica che più volte i media hanno enfatizzato contro Francesco. Come negli Usa, così nell’episcopato tedesco. Invece, Timothy Broglio, alla guida dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, stempera appena può, privilegiando i canali diplomatici interni nel confronto piuttosto che riversare tutto sui media. Si tiene cioè lontano dall’enfatizzare dissidenze e minimizza la valenza di chi soffia sullo scisma. Un po’ come ai tempi di Benedetto XVI quando la deriva separatista era portata avanti dai lefebvriani, ancora oggi assai critici sul pontefice.

Alcune tendenze però sono rilevanti. La comunità clericale Usa assume posizioni sempre più tradizionaliste, come un recente studio della Catholic University of America riflette. Una polarizzazione conservatrice destinata a crescere e dettata anche dal distinguo con le realtà dei mormoni e quelle pentecostali.
Il documento si basa su interviste a 131 vescovi e più di diecimila sacerdoti. Tra quelli ordinati dal 2010 più della metà si considera “conservatore” o “molto conservatore” mentre nemmeno un prete ordinato dopo il 2020 si è definisce “molto progressista”. Infine, ben l’85% dei sacerdoti più giovani aderisce teologicamente ai dogmi “conservatori e molto conservatori”. Dati da ben pesare ma questa realtà potrebbe influenzare la scelta dei porporati Usa in un futuro conclave? La domanda è sintomo di un’altra influenza stagionale che si diffonde in Vaticano soprattutto quando il papa regnante mostra problemi di salute. Nella lotteria dei papabili la valorizzazione di un successore italiano, e quindi del segretario di Stato Pietro Parolin, raccoglie consensi trasversali, amplificando un momento di raffreddamento tra lo stesso e il pontefice. Parolin sarebbe il punto d’equilibrio? È un’ipotesi assai prematura e che proprio Bergoglio liquiderebbe con il suo umore sferzante: «Mica sono morto… eh…», anche perché oggi tutti riconoscono come sia saldo al comando dopo aver ricomposto in dieci anni il mosaico del potere curiale, scegliendo suoi fedelissimi. Eppure, anche qui i malumori salgono perché efficientismo, funzionalismo non bastano. E i ridimensionamenti incidono su ferite già aperte. Il processo al cardinale Angelo Becciu e l’azione contro il porporato conservatore Raymond Burke rappresentano il punto più visibile di una politica interna tesa a punire chi si ritiene usi i propri privilegi contro la Chiesa o agisca favorendo la disunità. Bisogna attendere la sentenza al processo Becciu e capire se davvero Burke perderà casa e stipendio ma di certo anche influenzato Bergoglio ogni giorno da buon gesuita non indugia. E così le persone di fiducia, a iniziare dal cardinale Mauro Gambetti, vicario generale per il vaticano. Individua monopoli e vitalizi per eliminare prebende e sacche di privilegi. Mosse che aumentano i mal di pancia, infoltendo il gruppo dei nemici delle riforme, di quelli che si lamentano di una gestione rigida dei dicasteri, senza pesi, contrappesi. Ma la scommessa del pontificato non prevede né un piano alternativo, né la nostalgia. «Guardiamo avanti, avanti», ripete sempre il pontefice ai suoi collaboratori, trattenendo un colpo di tosse. La sua influenza è poca cosa rispetto ai mali che accelerano il declino della Chiesa.

Fonte. La stampa